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Regina della Famiglia

Storia delle apparizioni a Ghiaie sessant'anni dopo

 




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PROBLEMI E DIFFICOLTA'


Don Italo Duci risponde

alle accuse contenute

nella relazione del Locatelli

 

Don Italo, il 20 novembre 1946, così scrisse:

"Il sottoscritto, a proposito della lettera del parroco di Presezzo, del 29/9/44, sente di poter dire quanto segue:

1. La rappresentazione del dramma di Fatima avvenne nel dicembre del 1943 e precisamente il giorno dell'Immacolata e domenica seguente. Due volte in tutto. Le risorse sceniche furono quelle di un paese di campagna.

Pubblicamente si parlò di Fatima nel maggio del 1943. Si è esposta la storia del Fonseca. Nel maggio del 1944 non si parlò di Fatima, ma si tenne come argomento le "Massime".

2. In quanto alla negazione del parroco circa l'avvenuta rappresentazione posso dire: all'inizio si è negato che Adelaide fosse presente perché le suore erroneamente lo avevano affermato. Noi di certo non conoscevamo Adelaide e tanto meno si poteva sapere se era presente o no. Saputo in seguito che veramente era stata presente ci fu indifferente affermarlo.

3. Circa il dialogo del parroco delle Ghiaie con quel di Presezzo nulla di preciso posso dire. Ad ogni modo sono certo che quando il parroco interrogò Adelaide già erano passati alcuni giorni dal 13 maggio. Adelaide aveva già narrato chissà quante volte e a quanti le sue versioni. Perciò il quadro delle visioni già l'aveva in mente e non fu quindi il parroco con il surriferito dialogo a suggerirglielo.

4. La famosa Maria del Gusto per chi non la conosce è una delle migliori figliole delle Ghiaie per bontà di vita, per serietà, per zelo, per rettitudine. Se per chi non la conosceva può aver lasciato adito a sospetto, per chi la conosce invece è superiore ad ogni sospetto.

Lo stesso vescovo, informato di questa diceria, che la Maria Roncalli fosse la megera non volle credere, anzi la respinse nettamente dicendo che la Maria Roncalli non era capace di tanto.

5. Adelaide è stata tolta dall'ambiente delle Ghiaie per toglierla da una specie di idolatria e perché potesse prepararsi nella calma alla Prima Comunione. Il parroco ha fatto anche questo in pieno accordo con il vescovo.

6. Il parroco di Presezzo dice inoltre "che l'ambiente delle Ghiaie si è sempre presentato angusto... "per chi onestamente" voleva conoscere la verità. Rispondo:

a) Chi onestamente avesse voluto conoscere la verità non aveva che adire alla competente autorità, che per mezzo di appositi delegati si era avocata la causa.

b) Il clero locale, dato l'enorme lavoro, non poteva soddisfare sempre chi, quasi tutti i giorni, era ad importunarlo.

c) Il clero locale si accorse che non tutti coloro che interrogavano avevano intenzioni pacifiche e oneste, ma di cogliere in fallo. Considerò perciò prudenza non parlare troppo, per non essere interpretato male.

7. Da parte del clero locale, e di chi per lui, non sono state mai scritte lettere per provocare il concorso di ammalati. A provocare tale concorso se mai sono state le guarigioni avvenute in quei giorni. Gli ammalati vedevano e sentivano che si ottenevano grazie e senza tanti sofismi e riguardi cercavano di approfittare. Le migliaia di ammalati dei giorni delle apparizioni, del 13 giugno, del 13 luglio non aspettavano certo il nostro invito per venire.

8. La preghiera che il parroco leggeva in chiesa in quei giorni è una preghiera che solitamente si recitava indirizzata alla Madonna di Lourdes, di cui c'è devozione sentita.

9. Completamente infondato il dire che alle Ghiaie si ordinavano quadri. I testi sotto indicati possono avere riferito di un quadro che tuttora si conserva in casa parrocchiale; quadro che non è stato ordinato, ma bensì regalato. D. Francesco Ripamonti, citato come teste per quanto sopra, ha affermato di non aver detto precisamente come il parroco di Presezzo gli fa dire, sia a riguardo della preghiera, che del quadro. Perciò viene spontaneo il dire: se i testi citati da quel di Presezzo hanno il valore di quello citato a proposito dei quadri, ecc. la relazione non solo appare priva di serietà, ma ancora di onestà.

2° Punto

1. Per i colloqui avuti con Adelaide posso dire che ella ha ben chiara nella mente l'idea delle visioni avute. Posso dire anche che ne parla con trasporto e con sicurezza.

2. La deposizione della Boccardini, a riguardo di Catì, non dice nulla, perché non indica necessariamente che le visioni siano state inventate. Chi le avrebbe inventate? Chi ne avrebbe avuta la capacità di dirigerle così bene? L'autorità civile, cui davano noia, sarebbe riuscita a scoprire il trucco e chissà che finimondo. Invece dovette masticare amaro perché non aveva proprio nessun appiglio, non aveva prove.

3. Quel di Presezzo dice che non si può essere stati a contatto col soprannaturale senza esserne trasformati. Questa osser vazione non mi sembra giusta, perché l'uomo potrebbe anche resistere alla grazia, come di fatti avvenne in alcuni casi. E poi fosse anche vera questa affermazione non dice nulla nel caso nostro, perché Adelaide è un'anima in cui la grazia si manifesta.

Il parroco di Presezzo ci presenta Adelaide non solo con dei difetti, ma anche cattiva, anzi in certi punti più che cattiva. Queste dicerie che da due anni in qua circolano sono risultate una vera calunnia. Posso dire di aver conosciuto Adelaide nel luglio scorso, nei suoi dieci giorni di permanenza in famiglia. La sua vita mi ha meravigliato al punto di dire: con che coraggio si è osato dire tanto male di questa bambina, con che metodo la si è trattata. Questa povera bimba mi ha dato l'impressione di un'anima già incamminata alla perfezione. Nei mesi di permanenza presso le suore della Sagesse Adelaide ha dato mirabile prova di essere un'anima orientata verso l'alto, che già ha dato l'addio alle cose del mondo, che ha sete del soprannaturale, che lo intuisce. Che meraviglia porti con sè difetti quando c'è lo sforzo di emendarsi'?

4. A proposito delle visioni, medici ed altre persone competenti depongono diversamente dal parroco di Presezzo e di P. Lini.

5. A riguardo della pace a me sembra di aver udito sin da principio la condizione di preghiera e penitenza.

6. I fenomeni solari innanzi alla serie innumerevole di testimonianze giunte anche da regioni lontane dovranno essere vagliati con serietà. Il parroco di Presezzo mostra di essere all'oscuro di tanti fatti che persone serie affermano di avere visto coi loro propri occhi nel sole.

7. Il parroco di Presezzo nega che vi siano state vere guarigioni. Le guarigioni avvenute sono moltissime ed ancor oggi alla distanza di quasi tre anni ci vengono segnalati casi di guarigioni avvenute in quei giorni. Spetterà alla competente autorità giudicarle.

8. Il parroco di Presezzo per l'accorrere di folla paragona il fatto delle Ghiaie al caso Teresa Marra ed alle false veggenti di Belluno. Ma il caso delle Ghiaie è totalmente diverso. La folla dei due casi surriferiti non è nemmeno da paragonarsi alla folla delle Ghiaie di quei giorni. Inoltre, nei due casi surriferiti vi era una specie di trucco che non tardò a scoprirsi ed a far cadere tutto. Alle Ghiaie, nonostante le opposizioni, nulla è caduto. L'accorrere di folla alle Ghiaie non mi è parso cosa ordinaria, sia per la maniera, per il numero, per la qualità, per la distanza. Gli stessi tedeschi ammisero in questo dello straordinario. (Questo me lo ha affermato Don Raggi di Bologna che venne alle Ghiaie, il 7 luglio 1944, con l'ambasciata tedesca per informazioni).

Un fenomeno strano, che si riscontrava in chi arrivava alle Ghiaie in quei giorni, era un senso di attrattiva per cui si sentivano spinti a venire. Si narra anche di persone venute per scherzare, per cogliere il trucco, che invece se ne tornarono conquistate.

9. Le folle qui convenute, oltre al motivo della pace, ebbero anche altri motivi squisitamente spirituali. Un giovane soldato giunto qui, la prima domenica di agosto 1944, ancora digiuno alle 16, dopo essersi comunicato, disse che il motivo principale della sua venuta era la conversione del babbo. Giunse da Tarvisio ed era ammalato di tubercolosi.

L'affluenza dei pellegrini dal maggio 1944 ad oggi non è mai totalmente cessata, anzi in certe date assume l'aspetto dei primi giorni.

10. Riguardo al bene spirituale: Negare questo per chi ha vissuto quelle giornate alle Ghiaie sarebbe un delitto. Questa terra per parecchi mesi non risuonò che di canti sacri e di preghiere. Le vie che conducevano al paese per mesi videro passare vere processioni di folle col Rosario in mano o al canto di laudi sacre. Quanti cuori induriti nel peccato in questo luogo furono colpiti dalla grazia!

11. Inconvenienti e disordini.

A detta di molte persone serie e degli stessi incaricati di quei giorni, i disordini avvenuti furono un nulla in confronto di quelli che potevano avvenire. Gli stessi tedeschi (mi riferì D. Raggi di Bologna) portavano innanzi come fatto straordinario questo: nonostante la nostra diposizione di forze fosse grande fu inferiore al fabbisogno, tuttavia non successe nulla.

Più che dalle Ghiaie gli sfruttatori di cui parla quel di Presezzo provennero dal di fuori non esclusi i paesi vicini.

Il parroco di Presezzo termina la sua relazione dicendo che ciò che avvenne alle Ghiaie non veniva da Dio. Devo notare che il suddetto parroco scrisse questa conclusione alla fine del settembre 1944. Ora alla distanza di quasi tre anni, la commissione costituita per l'esame dei fatti, credo non abbia dato una simile conclusione. E perché? Forse perché un qual senso di serietà ha riscontrato nei fatti, oppure perché hanno bisogno di un esame oggettivo e coscienzioso. Se non da Dio ma da altre cause provengono i fatti delle Ghiaie, con certezza se ne indichi l'origine. Ad ogni modo è questo un quesito spettante alla competente autorità ecclesiastica. A noi non resta che attendere e pregare, contenti se una volta di più potremo cantare le meraviglie della Madre di Dio e della Madre nostra Maria S.S.

Don Italo Duci".